In origine, la danza e la musica erano solamente un fatto SACRO. Nel corso dei secoli si è sempre più persa questa qualità a favore di una quantificazione spettacolare, arricchendosi di apporti tecnologici esteriori.
Analogamente alla danza e alla musica, questo fenomeno di esteriorizzazione è avvenuto anche per la ginnastica e lo sport: inizialmente un'attività sacra (pensiamo ai Greci), si è mutato in fattore igienico e di tifoseria.
L'umanità ha acquisito una dimensione spettacolare, ma ha perso la dimensione spirituale e la comprensione effettiva di un valore e di un potente mezzo reintegrativo.
Franca Sacchi, con la sua DANZA ENSTATICA® ed il suo CANTO ENSTATICO, cerca di ripristinare l'originaria sacralità del fare arte.
Nell'arte enstatica® di Franca Sacchi non troviamo né divismo, né creativismo o livellamento. Si tratta di prendere esatta coscienza della situazione personalistica, poiché ciò consente, in proporzionale esattezza, di prendere coscienza della situazione sovra-personale.
Sia nella danza, sia nel canto, la preparazione avviene nel modo classico. In seguito viene sviluppata la creatività e intrapresa la via spirituale grazie all'improvvisazione.
Non si tratta infatti di aderire a qualcosa di prefissato (imparare una coreografia... un canto..), bensì di COINCIDERE REALMENTE CON SE' (Dio? Assoluto? Energia cosmica? se stessi?...).
L'elaborazione dell'improvvisazione nella musica mi portò ad estenderla anche alla danza e dunque da subito, dopo la parentesi della danza classica e del jazz dance, a Copenhagen, creai quella che in un primo tempo chiamai danza sacra.
Poi, per evitare confusioni con la religione, la definii iniziatica. Ma non mi piaceva molto il termine.
Attualmente l'ho definita enstatica. La differenza tra enstatico risale allo storico delle religioni Mircea Eliade(1907 -1986). Per Eliade nell'"enstasi" si entra sempre di più in se stessi( e ci si chiude a ogni possibile trascendenza), mentre nell' "estasi" ci si apre al di fuori di sè verso un Dio trascendente.
Mircea Eliade traduce praticamente con la parola "enstasi" l'espressione indiana samadhi: lo yogi in stato di samadhi non 'esce' affatto da se stesso, non è 'rapito' come lo sono i mistici; esattamente al contrario rientra completamente in se stesso, si immobilizza totalmente per l'estinzione progressiva di tutto quanto causa il movimento: istinti, attività corporale e mentale, la stessa intelligenza.